Non è certamente facile restituire il particolare fascino che può dare un viaggio in bici in luoghi ai margini delle urbanizzazioni residenziali ed industriali che hanno interessato la Val d’Elsa nei tempi moderni e, proprio dalle acque presenti nel territorio, far emergere la curiosità di comprendere il passato poi non tanto lontano, la realtà e le storie che si raccontano.
La città di Colle di Val d'Elsa e il territorio circostante hanno fondato la propria evoluzione e prosperità grazie alla cospicua presenza di numerosi impianti molitori e manifatturieri. Cartiere, gualchiere, concerie, vetrerie e laboratori degli stovigliai, oleifici e ferriere, edifici molitori. Il fiume Elsa era utilizzato per fornire energia motrice ai mulini e alle cartiere della città tramite le “gore”, un sistema di canali ingegnoso. Una diga, chiamata la Steccaia, posta sotto il ponte di San Marziale, serviva a rifornire d’acqua i canali, regolata da una saracinesca chiamata Callone Reale. Questa la parte relativa all’archeologia industriale. Ma lungo il percorso c’è ben altro.
Si parte da Colle Alta per fare un anello che incontra presto il Parco Fluviale dell’Elsa e si torna nella stessa città dopo un largo giro in strade asfaltate e sterrate, mai con salite cattive e pertanto docili ma da fare preferibilmente con bici gravel o MTB. Attenzione però: la realtà va mescolata con una fervida fantasia, ed il gioco sarà fatto.
Itinerario e Tappe
Il percorso prosegue verso est e, superata la frazione di Scarna e la strada provinciale, consente di fare conoscenza con due inaspettati e, per certi versi, inquietanti laghetti posti tra le acque dell’Elsa e dello Staggia: Il lago Scuro ed il lago Chiaro chiamato anche di Sant’Antonio. Se il più piccolo lago Nero “nasconde le tenebre”, il lago di Sant’Antonio pare che non abbia un fondo in quanto nessuno non ne ha mai trovato la fine. Un lago misterioso dove nel 1600 si praticava lo Iudicium Aquaticum che consisteva di immergere nel lago le donne accusate di essere delle streghe per verificarne il vero. Forse merita dirigersi verso Staggia dove è posta la fine tappa proprio in prossimità dell'imponente Rocca.
Ma è la Poggibonsi alta che offre le testimonianze storiche più rilevanti: la Fortezza di Poggio Imperiale, l’Archeodromo, il Convento di San Lucchese, il Castello di Badia, guardano dall’alto con fare dubbioso il grande sviluppo industriale avuto dalla città. E le acque? La Fonte delle Fate, un antico monumento del XIII secolo, toglie ogni sete di conoscenza e, per la sua particolare struttura di fontana pubblica medievale, suscita la curiosità alimentata anche dal nome che si porta attribuito alla credenza popolare che le sue acque fossero un luogo abitato da creature misteriose come nel caso delle fate. Da Poggibonsi a Colle il tratto è breve e facile utilizzando in parte anche la ciclabile realizzata sul tracciato della vecchia ferrovia. Ma a Colle non potrebbe essere finita per chi, nel perimetro urbano, fosse ancora alla ricerca di gore, fontane, mulini e antiche cartiere. Un'idea su tutte potrebbe essere quella di scoprire dove si trovi la “Fonte del Sorriso”.